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E' un lungo racconto-regalo di Fausto Politino
iscritto alla nostra Mailing List.
Ognuno di noi si confronta con il tutto computerizzato,
l'inglese, internet, i libri, la posta elettronica, e poi ancora quant'altro?...
Cosa volevamo essere, cosa siamo realmente
e dove possiamo ancora andare senza smarrirci,
sono i temi che vengono fuori dalla lettura.
Grazie preside Fausto!
Grazie per le raffinate e lapidarie evoluzioni narrative di questo racconto che ci hai donato.
Tramite questa lettura moltissimi di noi avranno da pensare...


Regalo - non regalo di Natale
Non aveva nessuna voglia di aprire il computer. Cercava aiuto, anche nei percorsi certi. Insicuro, balbettante, come un bambino pronto a cadere. Ma non c'era verso. Non riusciva a memorizzare. Gli bruciavano gli occhi e non ci si vedeva a leggere da uno schermo senza vita. Le icone, i simboli, il vai a, non è possibile aprire, controllare cartella, documenti clicca col destro, vai su floppy. Fatica sprecata. Osservando l'altro, gli sembrava di una facilità imbarazzante. Se ci provava da solo andava tutto a nespole. Aveva deciso di cambiare la password. Aveva richiamato l'amico. Voleva inventarsene ancora, per esercitarsi. Non ricordava neanche la sequenza iniziale. Figurarsi il resto. Una laurea e mezza, o quasi, e se ne stava intontito a digrignare mugolii sconnessi di fronte ad una macchina indifferente che si divertiva ad interromperlo, a cancellare quel che riusciva a scrivere. Natale si avvicinava inesorabile. La cassetta pubblicitaria del condominio sempre piena di offerte favolose e uniche su gli ultimi modelli di computer, in lire e in € . Altra batosta crudele da sopportare. Quando si moltiplica e quando si divide, si chiedeva alle tre di notte andando in silenzio in bagno, sbattendo regolarmente contro lo spazio minimo del muro e sbagliando regolarmente il centro della tazza. Doveva comprarne almeno uno, se non per tutta la famiglia, per i suoi figli. Come troveranno lavoro senza conoscere padroneggiare navigare (oh Dio come avranno fatto in tanti prima senza navigare!) almeno in una delle tre famose I , che sta per il risolutore di ogni problema -internet-? Non lo avrebbero maledetto per l'eternità, scavalcati, superati, vilipesi, derisi, dai cercatori di teste di ogni impresa che si rispetti dove si comunica solo ed esclusivamente mediante l'altra I -che sta per inglese-? Vagli a spiegare poi, che se non lo conosci, non è in fondo una grande tragedia. Apprezzi di più le canzonette che l'impero manda in tutte le colonie. Non capisci le parole, sulla cui profondità semantica non c'è da giurarci, e ascolti meglio la musica. Almeno quella. Niente lavoro in impresa niente navigare in internet, neanche uno straccio di naufragio, niente inglese. Quale altra scelta possibile, escluso, si fa per dire, il suicidio pubblico per indegnità informatica? Come impiegare il tempo libero alle soglie della pensione? Diventare dirigente di calcio. Ma avrebbe dovuto cercare sponsor, soldi di tasca sua una possibilità molto remota, e non conosceva praticamente nessuno. Comunicare con il mister, e dagli con l'inglese, inflessibile negli allenamenti dei pulcini anche se l'ordine tattico impartito toppava nell'uso del congiuntivo imperfetto. Ma chi se ne frega del verbo. Lo aveva scritto anche Moravia anni prima. Il congiuntivo è morto e sepolto. I soldi, quelli in gamba, li fanno lo stesso.
- Papy, no papy no. Posso accettare babbo,  dittatore, antiquato, ex sessantottino piagnone, democratico fasullo, sessista mascherato, smemorato a comando ma risparmiatemi papy, mi ha chiamato Franco al cellulare, le prime volte pensava l'avessero messo dentro. Ha usato una frase sbagliata: -sappiami dire. La forma corretta è: sappimi dire. Sei d'accordo? Mi pare di si.-
Che figura ragazzi! Avesse avuto un computer, tiè: in un lampo internet avrebbe maciullato il dubbio. Ancora una volta un fallimento totale: come padre-papy e come correttore sintattico.
 Poteva mettersi a scrivere d'arte. Che ci vuole in fondo. Al liceo la studiava volentieri. L'insegnante era un avvocato. I tratti aristocratici, il sorriso timido, gli occhiali d'oro, gli avevano fatto abbandonare i codici e le cause eterne per un muro a secco confinante. Con lui, aveva dormito con Ilaria del Carretto, aveva seppellito i resti di Guernica, aveva respirato il grido di Munch. Doveva solo rispolverare il linguaggio. Scelte cromatiche, metafisica della luce, analisi iconografica. Ma per chi scrivere? Riviste specializzate? Non aveva agganci. Quotidiani locali? Doveva lottare per il numero delle righe. E come avrebbe potuto togliere il collo dalla mannaia: - lei usa il computer? Insomma! E il modem? Sto cercando di? Almeno la posta elettronica, che cavolo. Mio figlio la usa alle elementari. Sto cercando di.. quando è pronto mi richiami. Intanto segua un corso accelerato. Ormai li trova ad ogni angolo-.
Assalito da improvvisi sudori, da quell'ansia che lo sprofondava nel baratro del non pensiero, era corso in cucina a spalancare il frigo, ingoiando il contenitore plastificato stracolmo di gamberi scongelati. Il freddo allo stomaco lo aveva scosso. La vita ridiventava sopportabile.
-Non ci si muove in centro. Decidono di spendere tutti allo stesso giorno e alla stessa ora. Avranno le ultime lire da bruciare. E ci si mette anche Babbo Natale ad incasinare il traffico pedonale-.
Babbo Natale. Voleva abbracciarlo quel figlio sedicenne spilungone capellone fino agli occhi. Da qualche tempo stentava a riconoscerlo cambiando tintura, dal nero ebano al ramato dorato! Finalmente un personaggio all'antica che i bambini aspettano trepidanti e speranzosi. Loro mandano ancora le vecchie romantiche intramontabili letterine e non le insulse omologate pianificate e-mail.
Esce dall'appartamento. Trova l'ascensore occupato. Affronta i gradini dei sei piani del condominio. Arriva in soffitta. Non ha preso la chiave per aprire la soffitta. Torna indietro. L'ascensore è bloccato. I sei piani sembrano essere diventati dodici. Si ferma qualche minuto con le mani sui due fianchi. Riprende fiato. Finalmente entra. Quanti libri accumulati e agende con appunti di lavoro e ricevute di pagamenti, anche le copie del menu delle nozze. Con malcelata frenesia trova lo scatolone che cercava. Il costume bianco e rosso, i vecchi anfibi militari, la barba finta ingiallita. Lo indossa. Sbatte la polvere da un sacco di iuta. Chiama l'ascensore finalmente libero. Va in garage. Prende la macchina. Si dirige in centro cercando quel traffico che gli altri evitavano. Si infila in un posteggio a pagamento. Entra in un negozio di dolci. Compra sacchetti di cioccolatini a palate. Confezioni coloratissime di caramelle gommose.
In una libreria vicina scopre i quaderni con la copertina nera che usava a scuola. Afferra una manciata di matite senza punta. Infila alla rinfusa nel sacco tutti i libri di fiabe disponibili. Scarabocchia molte letterine in bianco per simulare le richieste. C'è tutto. Anche se il sacco comincia a pesare, gli occhi sperluccicano invasi dall'attesa. Si ferma davanti al più grande centro commerciale. Passano tanti bambini. Lo guardano. Sembrano non vederlo trascinati dai genitori vaganti fra pacchi che s'incrociano. Uno finalmente lascia la stretta. Si ferma. Sei Babbo Natale? Si. Sono babbo Natale. Quello vero? Quello vero. Ho anche la tua letterina dentro il sacco. Ma non leggo bene ormai. Aiutami a ricordare cosa avevi chiesto. Ma io non scrivo letterine. Io mando e-mail. Perché non tiri fuori il tuo portatile e vai a controllare la posta in arrivo? Il sorriso gli muore in gola. Con la mano senza vita gli accarezza la testa. Il padre lo richiama. Il bambino si allontana guardandolo senza capire. Si toglie il costume, si sfila gli anfibi, porta il sacco alla Caritas, torna a casa, cerca un superalcolico, si lascia cadere sul divano infossato, chiude gli occhi e aspetta che il solito pianto silenzioso nostalgico inutile arrivi.


Fausto Politino

12/12/2001

Si è conclusa il 6 aprile 2003 ad Avola
la mostra documentaria itinerante
Triangoli Viola – Le vittime dimenticate dell’Olocausto”,
organizzata dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.
Riceviamo questa sintesi della manifestazione
da parte di Andrea Cavaliere
iscritto alla nostra Mailing List
e gli siamo grati per averci dato
questa opportunità di conoscenza.
La poesia "Grazie" che introduce la sintesi
è stata inviata agli organizzatori
da un visitatore della mostra.
Buona Lettura.
Francesco Urso


Grazie
Ho sentito il lamento, il pianto, il tuo dolore
fra le pieghe del mio cuore,
ho ascoltato la tua smisurata, incessante preghiera
in mezzo a un deserto di sentimenti
e ad un plotone di lucenti canne di fucili
nelle veglie delle mie notti di Sicilia,
ho osservato il tuo lento, strascicato incedere
fra le macerie di un popolo
e le fredde scale di pietra di Mauthausen,
fra le doccie di Dachau, i vagoni di Auschwitz.
Grazie August, grazie Hans
grazie Wolfgang, grazie Johannes
grazie per quello che sei stato,
grazie per quello che per noi ancora sei,
grazie fratello.
Ho imparato il tuo amore per Chi non dimentica
per Chi ti ama anche quando dimentichi,
ho imparato il tuo solitario coraggio, la tua incrollabile dignità,
la tua tenacia nascosta tra fragili ossa,
ho imparato cosa significa fede,
ho imparato cosa significa morire,
cosa significa vivere.
Grazie August, grazie Hans
grazie Wolfgang, grazie Johannes
grazie per quello che sei stato,
grazie per quello che per me ancora sei,
grazie amico,
grazie fratello,
mio caro fratello.

“Oggi, quando dei sofisti
ci invitano a dimenticare, manifesteremo
il nostro muto e impotente orrore
di fronte ai cani dell’odio; penseremo
intensamente all’agonia dei deportati
e dei bambini che non sono tornati,
poiché questa agonia durerà fino alla fine del mondo”
V. Jankélévitch


Si è conclusa domenica 6 aprile a Palazzo Modica la mostra documentaria itinerante “Triangoli Viola – Le vittime dimenticate dell’Olocausto”, organizzata dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova. La mostra ha riscosso un notevole successo di pubblico evidenziato dalle presenze (nel corso della settimana è stata vista da poco più di 1.000 persone) e, soprattutto, dalle impressioni espresse dai visitatori.
La mostra rientra in una campagna d’informazione che si sta promuovendo a livello nazionale e internazionale. In Italia questa mostra è stata presentata al pubblico per la prima volta il 23 gennaio 2001 presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con il contributo dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma, e con il Patrocinio dell’Accademia dei Lincei, della Regione Lazio, della Provincia di Roma e del Dipartimento Innovazione e Società dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Durante la mostra è stato presentato il documentario I Testimoni di Geova, saldi di fronte all’attacco nazista, il quale è stato già proiettato in oltre 2.500 università, scuole di 1° e 2° grado, musei, Comuni, presenti su tutto il territorio nazionale e contiene la testimonianza di sopravvissuti dell’Olocausto Testimoni di Geova e gli interventi di storici che hanno analizzato negli ultimi anni la persecuzione dei Testimoni durante il nazismo.
triangoliUno degli obiettivi della mostra è stato quello di far conoscere un aspetto poco noto dell’Olocausto e colmare quella che è considerata dagli studiosi una lacuna storica relativa al periodo nazista. Infatti i Testimoni di Geova sono stati duramente perseguitati dal regime nazista e rinchiusi nei campi di concentramento a motivo del loro mancato sostegno a Hitler; il Triangolo Viola a cui si fa riferimento in questa mostra è proprio il contrassegno con cui essi venivano identificati all’interno di questi campi. Nella sola Germania circa 10.000 di loro soffrirono nelle prigioni e nei campi di sterminio, e quasi 2.000 persero la vita.
Benché una minoranza rispetto alle altre vittime dell’Olocausto, la persecuzione dei Testimoni di Geova è peculiare sotto diversi aspetti. I Testimoni furono tra i primi a essere rinchiusi nei lager (sin dal 1934) ed ebbero il coraggio di denunciare pubblicamente in Germania e in tutti i paesi occidentali ciò che avveniva al loro interno a danno dei Testimoni e delle altre categorie perseguitate dal nazismo: ebrei, zingari, politici, omosessuali, ecc. Il premio Nobel Thomas Mann dopo aver letto una delle loro pubblicazioni di quel periodo, Crociata contro il Cristianesimo, affermò nell’agosto del 1938: “E’ con la più viva emozione che ho letto il libro così ricco di documenti terribili e non posso descrivere il sentimento misto di disprezzo e orrore che mi ha colto sfogliando queste testimonianze di una bassezza umana ineguagliabile e di una crudeltà inqualificabile... Vorremmo tacere di fronte a ciò che è impossibile qualificare, ma la nostra coscienza non ci rimproverebbe forse questo silenzio? Non ci accuserebbe forse di favorire così l’apatia morale del mondo, e di approvare tacitamente il suo miserabile principio di non intervento? Offrendo questo libro al pubblico penso che non vi possa essere appello più pressante alla coscienza del mondo.”
filo spinatoInoltre, ai Testimoni di Geova sarebbe bastato firmare una lettera di abiura per essere liberati dai nazisti, cosa che nella stragrande maggioranza dei casi non fecero. Per questo motivo essi possono essere considerati non solo “vittime” dell’Olocausto, ma addirittura “martiri”, a causa della loro volontaria resistenza alla cieca sottomissione richiesta da Hitler e dai suoi aguzzini. I Bibelforscher (gli Studenti Biblici, come allora si chiamavano i Testimoni di Geova) non erano disposti soprattutto ad imbracciare le armi e a combattere, a fare del male ad altri esseri umani, a causa della loro ferma adesione ai principi evangelici. Erano, e sono, pacificatori, in quanto non solo amavano la pace, ma cercavano di promuoverla; principi e ideali simili non potevano proprio coesistere con la dittatura nazista, e con altre forme politiche molto più vicine nel tempo a noi.
Le reazioni dei visitatori anche ad Avola sono state molto positive; la mostra ha risvegliato tristi ricordi in coloro che hanno vissuto quegli anni, e ha portato all’attenzione di giovani eventi e tematiche spesso dimenticate. Sono state invitate le classi di tutti gli Istituti di 1° e 2° grado di Avola, e molti giovani sono stati presenti con i loro insegnanti o per proprio conto. I giovani di una V classe del Liceo Scientifico hanno scritto: “Milioni di vite innocenti si sono spente per la follia di un pazzo... E’ giusto ricordare e rompere questo silenzio... Solo guardando col cuore al passato, si può cogliere il senso del nostro presente e dare basi più solide al nostro futuro! Grazie per queste testimonianze”. Altri ci hanno ricordato che “tacere significa essere corresponsabili, anche se involontariamente” e ringraziato “per aver dato alla nostra città e ai suoi abitanti un’opportunità di dialogo e di sereno confronto sulla ‘Fede’, specialmente in un momento così angoscioso e delicato”.
Un sacerdote intervenuto ha dichiarato che “è stato molto impressionato e ha visto compagni di viaggio questa enorme schiera di fratelli Testimoni di Geova”. Molti sono rimasti colpiti dall’accuratezza delle informazioni e dagli esempi di integrità e di fede documentati; una visitatrice ha affermato che “quello che abbiamo visto è la prova che il potere dell’amore è più forte dell’amore per il potere”.
Tali manifestazioni di stima e apprezzamento dimostrano ancora una volta il desiderio insito in molti esseri umani di cercare occasioni di confronto, e di unione, con l’obiettivo di costruire insieme sulla volontà comune di una società futura in cui possano regnare il rispetto reciproco, e soprattutto la pace (parola che ormai vediamo solo sbandierare dalle terrazze della città, ma la cui realizzazione sembra molto lontana dalla volontà di chi comanda).
Le lezioni della storia dell’Olocausto ci insegnano anche la capacità dell’uomo di compiere atrocità e brutalità che molti non vorrebbero mai più vedersi ripetere, ma spesso la storia ci ha rivelato l’incapacità di realizzare da parte dei governanti i più basilari desideri del popolo; come disse un saggio re dell’antico Israele, Salomone, “l’uomo ha dominato l’uomo a suo danno”.
Infine, questa pagina del nazismo riguardante i Triangoli Viola ha evidenziato come la forte adesione a principi spirituali e morali può permettere a singoli esseri umani di resistere a potenti sistemi dittatoriali La dott. Christine King, storico e rettrice dell’Università dello Staffordshire, in Inghilterra, descrisse così le parti impegnate nel conflitto: “Una [i nazisti] enorme, potente, apparentemente invincibile. L’altra [i Testimoni] minuscola . . . armata solo della propria fede . . . I Testimoni di Geova misero moralmente in ginocchio la potenza della Gestapo”. I Testimoni di Geova erano una piccola enclave pacifica all’interno del reame nazista. Eppure a modo loro combatterono e vinsero una battaglia: la battaglia per il diritto di adorare il proprio Dio, la battaglia per amare il prossimo e la battaglia per dire la verità.

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
...Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore...
da Se questo è un uomo.

Primo Levi


Johannes Harms, dopo essere stato condannato alla decapitazione, ricevette sette opportunità di rinnegare la sua fede di Testimone. Poco prima dell’esecuzione avvenuta nel 1940, mandò questa lettera a suo padre Martin, anch’egli in prigione perché Testimone.
“Caro papà,
“Mancano ancora tre settimane al 3 dicembre, il giorno che ci vedemmo due anni fa per l’ultima volta. Riesco ancora a vedere il tuo caro sorriso di quando lavoravi nel sotterraneo della prigione e io camminavo fuori nel cortile della prigione.
“In questo tempo ti ho considerato con orgoglio e anche con meraviglia per il modo in cui hai portato il tuo peso fedelmente verso il Signore. E ora è stata data anche a me l’opportunità di provare al Signore la mia fedeltà fino alla morte, sì, la fedeltà non solo fino alla morte, ma anche nella morte.
“La mia condanna a morte è già stata annunciata e sono incatenato sia di giorno che di notte — i segni (sulla carta) sono quelli delle manette — ma non ho ancora vinto pienamente. . . . Ho ancora un’opportunità di salvare la mia vita terrena, ma solo per perdere in tal modo la vera vita.
“Quando tu, caro papà, sarai di nuovo a casa, fa quindi in modo di avere particolare cura della mia cara Lieschen [sua moglie], poiché per lei sarà particolarmente difficile, sapendo che il suo diletto non tornerà. So che farai questo e ti ringrazio anticipatamente. Caro papà, ti invoco nello spirito, rimani fedele, come io ho cercato di rimaner fedele, e quindi ci rivedremo. Penserò a te proprio sino alla fine.
“Tuo figlio Johannes”.


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